Pilato un uomo libero in prigione

Testo base: Luca capitolo 23 versetti 1-25

Pilato! Che personaggio! Sembra un personaggio che poco ha a che fare con un uomo qualunque, eppure è proprio la figura perfetta di qualunque uomo.
Pilato è un uomo a cui è capitato di dover essere il giudice di una situazione più grande di lui. Gli è improvvisamente piombato addosso un caso che ha messo a repentaglio tutto ciò che aveva fino ad allora conquistato.

Forse inizialmente, si è accostato a questo caso con leggerezza, con curiosità, quasi fosse qualcosa su cui giocarci un po’, ma pian piano il peso di questo caso e diventato per lui sempre più insostenibile.

Sicuramente, se avesse potuto scegliere, avrebbe senz’altro preferito non incontrare mai Gesù. Simeone in Luca 2:34 diceva del piccolo Gesù, che sarebbe stato occasione di caduta e di rialzamento per molti. Eh già, quando arriva Gesù, quando per un motivo o per un altro arriva per l’uomo il momento di confrontarsi con Lui, ancora oggi, molti cercherebbero di sfuggire al confronto.

L’arrivo di Gesù, per molti è motivo di disturbo e fastidio; di contrarietà. Dal confronto con Gesù, l’uomo esce sempre come quello che viene preso con le mani nel sacco. Gesù mette in crisi le coscienze, le quali si trovano o a sceglierlo o a rifiutarlo attirandosi il suo giudizio.

La presenza di Gesù è come una radiografia che mette in evidenza non la maschera che ci mettiamo addosso, ma cosa c’è nell’intimo del cuore, e questo non piace all’uomo, perché lì c’è ribellione a Dio, vizio, cattivi pensieri, insomma, peccato. Si siamo cristiani, ma per piacere lasciateci stare, non diteci niente.

Anche Pilato, l’uomo qualunque, infatti, cerca di scrollarsi di dosso, in diversi modi, il “problema Gesù”, senza però riuscirci. Lo ha mandato a destra e sinistra, ma niente da fare, era lui il destinatario di questo caso. Lui doveva decidere cosa fare con Gesù e non altri per lui. Pilato, e solo lui, aveva l’autorità e la responsabilità di decidere cosa fare di Gesù (in questa responsabilità di Pilato, riusciamo a vedere la responsabilità che ogni uomo ha di accettare o rifiutare Gesù; di ucciderlo o farlo vivere nel proprio cuore).

Fa una certa impressione leggere ciò che troviamo scritto ai versetti: 4/14/15/20/21. Pilato governatore romano con una storia di intrighi e violenze, è definito dagli storici del tempo come, crudele, tenace, violento e capace di odi irrefrenabili quanto di calcoli vili. Ebbene questo personaggio così pericoloso, come mai mostra questi sentimenti di giustizia, di compassione; come mai sembra toccato nella coscienza? L’incontro con Gesù lo ha scosso, Gesù ha toccato il suo cuore di pietra che ora è sensibile a Lui (Giovanni 19:5:12a).

Pilato si era pienamente convinto che Gesù era innocente, che era giusto. Lui, era quello che umanamente aveva la responsabilità e l’autorità per liberarlo o farlo morire. Detto così sembra tutto facile, la decisione non sembra presentare particolari difficoltà, è tutto chiaro, semplice. Gesù è innocente, io, Pilato, ho l’autorità e la responsabilità di decidere, lo libero! Cosa c’è di più semplice?  Ma tra la convinzione dell’innocenza di Gesù e la decisione di liberarlo si frapponeva l’intera vita di Pilato con ciò che si era nel bene e nel male conquistato.

Pilato, infatti, aveva capito, che la decisione che avrebbe preso su Gesù, in un senso o nell’altro, avrebbe messo in crisi e poi cambiato completamente la sua vita. Pilato era un governatore romano, aveva privilegi, ricchezze, amici altolocati, agii, vizi ecc..; e poi faceva quello che gli pareva, il giusto e l’errato lo stabiliva lui e non doveva chieder a nessuno, e nessuno poteva riprenderlo nella coscienza, era disposto a mettere in gioco tutto per salvare Gesù?

Ancora oggi, la vita dell’uomo è caratterizzata da tanti valori discutibili sia materiali che morali. Nessuno vuole sentirsi dire cosa deve fare, nessuno deve mettere in discussione le sue scelte morali, ma Gesù lo fa. Gesù che in tanti riconoscono come un uomo davvero speciale e buono, uno da seguire….e allora, quanti anche oggi sono disposti a mettere in gioco tutto per far vivere Gesù nella propria vita? …è un bel problema!

Pilato cercò in mille modi di liberarsi in maniera indolore, cioè senza assumersi la responsabilità di prendere una decisione chiara, circa il “problema Gesù” che sistematicamente si ritrovava addosso, perché era lui che lo doveva risolvere.

Ci possono essere mille modi per cercare di mettere a tacere la coscienza circa la nostra reale posizione su Gesù, frequento dei credenti, condivido con loro molte cose, cerco di fare delle cose buone e cristiane, ma tutto questo non ha nessun valore perché Gesù si aspetta altro, aspetta una nostra decisione chiara, con o contro? Lo facciamo vivere dentro di noi costi quello che costi, o lo abbandoniamo come farà più tardi Pilato?

Pilato aveva tre grossi problemi che gli impedivano di prendere la decisione giusta. Questi tre problemi di Pilato molte volte sono gli stessi problemi che anche oggi gli uomini incontrano quando si trovano difronte a Gesù e sentono che devono prendere una decisone in merito a Lui, e che questa decisione cambierà tutta la loro vita.

1^ Familiare (Matteo 27:19) – Chissà cosa aveva sognato la moglie di Pilato e non vogliamo perderci in inutili supposizioni, certo è che è rimasta sconvolta. Il risultato finale di questi sogni è che adesso teme che Gesù possa essere causa di grossi problemi per cui invita il marito a non avere nulla a che fare con lui.
Molti in famiglia quando vedono che ci avviciniamo troppo a Gesù cominciano a temere che possa accaderci qualcosa di strano ed allora fanno di tutto per allontanarci da lui, per distrarci da Cristo che invece chiama in maniera forte e chiara il nostro cuore a fare dei passi decisi verso di lui. Che fare? Ascoltare il cuore o la famiglia?

2^ Politico, sociale, economico (Giovanni 19:12) Rischiare di non essere amico di Cesare equivaleva ad abbandonare la sua carriera e vivere come un comune mortale e forse anche rischiare la propria vita. Quante volte per seguire Gesù ci sembra di dover pagare un prezzo troppo alto. Pilato non voleva rinunciare a tutti i privilegi che si era acquistato. In quel momento Gesù lo stava mettendo in grandissimo imbarazzo; lo stesso imbarazzo nel quale ci troviamo tante volte anche noi quando ci è chiaro cosa vuole Gesù da noi, ma proprio non vogliamo saperne di seguirlo. Che fare? Rischiare di perdere tutto ed acquistare l’amicizia di Gesù o perdere Gesù?

3^ Morale (Luca 23: 4/14/15/20/21) La coscienza, questo giudice interiore che a volte addomestichiamo secondo i nostri gusti ma che molte volte rimane imparziale e giudica quello che facciamo. La coscienza di Pilato lo stava giudicando, gli diceva: sappi che stai per condannare un innocente e tu sarai chiamato a rendere conto a Dio per questo.

Molte volte anche noi mettiamo a tacere la nostra coscienza, ci tappiamo il cuore e la mente, ed andiamo verso il peccato più che consapevoli di quello che stiamo per fare e lo facciamo. Pilato era tutto un ribollire nella propria coscienza. In lui tutto era chiaro, doveva fare la cosa giusta, ma poi pensava alla moglie ed ai suoi timori, ai privilegi in bilico, che fare?

Pilato ha cercato di non rinunciare a niente, di salvare tutto, ma non era possibile. A modo suo ha anche pensato che lavandosi le mani sarebbe stato a posto con la propria coscienza e con Gesù, ma non era così. Pilato doveva rinunciare a qualcosa, rischiare di perdere tutto o accettare di perdere Gesù?

Pilato riflette e riflette ancora, si interroga su chi deve ascoltare, la famiglia, gli agii e privilegi che rischiava di perdere, o la propria coscienza sensibilizzata da Gesù? Al termine di frenetiche e turbolente riflessioni….tutti conosciamo la sua decisione…Luca 23:23-25 Ma essi insistevano a gran voce, chiedendo che fosse crocifisso; e le loro grida finirono per avere il sopravvento. Pilato decise che fosse fatto quello che domandavano: liberò colui che era stato messo in prigione per sommossa e omicidio, e che essi avevano richiesto; ma abbandonò Gesù alla loro volontà.

Non furono le grida esterne che presero il sopravvento, ma quelle che salivano dal suo cuore malvagio. Quelle grida che ancora oggi coprono il grido che viene da un anima che ha bisogno della salvezza di Gesù.

Gesù, doveva compiere il suo piano di salvezza morendo sulla croce, e Pilato non avrebbe potuto impedirglielo in alcun modo (Giovanni 19:10-11), però, poteva approfittare di una così grande ed irripetibile occasione di dare una svolta alla propria vita fallimentare, che l’incontro con Gesù gli stava fornendo, ma la paura di perdere la miseria di questo mondo lo spinse a rifiutare il dono della gloria eterna.

Di fronte a Gesù, a quali grida stiamo lasciando prendere il sopravvento nel nostro cuore?  Quello della famiglia, i nostri amici, i nostri desideri, quello che pensano gli altri, i nostri vizi, il nostro attaccamento ai beni materiali, la paura di cambiare ed impegnarci davanti a Gesù…o quello della nostra coscienza che cerca, profondamente, la comunione con il Creatore di tutte le cose?

Cosa sceglieremo, oggi, davanti a Gesù che sta aspettando una nostra decisone, sceglieremo di far vivere Gesù dentro di noi costi quello che costi, o sceglieremo di abbandonarlo?

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